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PARTE I
GIULIO NATTA: LE OPERE, LO
SCIENZIATO E LUOMO
Cenni biografici - Il percorso
universitario
Giulio Natta nacque a Porto Maurizio (Imperia) il 26 febbraio
1903, da genitori liguri: Francesco Maria, un alto magistrato,
ed Elena Crespi. Dopo essersi diplomato al Ginnasio e
Liceo Colombo di Genova entrò, a soli 16 anni,
all'Università della stessa città per seguire
il biennio propedeutico di matematica. Nel 1921 si iscrisse
ai corsi di applicazione in Ingegneria Industriale (chimica)
al Politecnico di Milano, dal quale usci, nel 1924, a
21 anni, laureato in Ingegneria Industriale (chimica),
dopo essere stato allievo interno, dal 1922, nell'Istituto
di Chimica Generale, allora diretto dal professor Giuseppe
Bruni, del quale divenne subito assistente.
Giulio Natta iniziò subito la carriera universitaria,
con Giuseppe Bruni e, dopo tre anni, consegui la libera
docenza in Chimica Generale.
Nel 1925 gli venne conferito l'incarico di insegnamento
di Chimica analitica, che tenne fino al 1932. Nel contempo,
dal 1929 al 1933, tenne anche un corso di Chimica fisica
presso la Facoltà di Scienze dell'Università
di Milano.
Nel 1933 vinse la cattedra di Chimica Generale all'Università
di Pavia, dove rimase fino al 1935, insegnandovi anche
Chimica fisica. Nel 1935 venne chiamato a ricoprire la
prestigiosa cattedra di Chimica Fisica dell'Università
di Roma e, nel 1937, quella di Chimica Industriale al
Politecnico di Torino. In quell'epoca, a seguito delle
persecuzioni razziali, Mario Giacomo Levi dovette lasciare
la direzione dell'Istituto di Chimica industriale del
Politecnico di Milano e, nel 1938, Natta fu chiamato a
sostituirlo. Ed è al Politecnico di Milano che
Natta rimase fino al 1973 come professore ordinario di
Chimica Industriale e direttore dell'omonimo Istituto.
Lo scienziato
Da un esame del curriculum accademico e dei suoi lavori
scientifici appare chiaro che Natta non ebbe un vero e
proprio maestro, ma che si formò da solo.
La passione per la chimica era in lui innata. Ancora studente,
nella sua abitazione di via Rugabella a Milano si era
attrezzato un laboratorio dove conduceva esperimenti,
a volte con esiti rischiosi.
All'inizio degli anni Venti, mentre adempiva agli obblighi
di leva, condusse presso il Politecnico di Milano esperienze
sull'yprite, un gas vescicante utilizzato nel corso della
prima guerra mondiale: sperimentava le caratteristiche
dei suoi preparati sulla pelle del proprio polso, per
anni segnato da piccole cicatrici. In quel periodo, per
stare più vicino alle sue ricerche, si era sistemato
una branda in un laboratorio dell'Istituto di Chimica
Generale.
Il suo primo lavoro scientifico venne pubblicato sulla
"Gazzetta Chimica Italiana" nel 1923 (vol. 53,
pag. 532). Ma la sua attività scientifica ha spaziato
in vari settori (vedi documento pdf "Principali settori
dell'attività scientifica e collaboratori di Giulio
Natta").
Gli studi di strutturistica
Le ricerche di Natta si orientarono presto verso la strutturistica
chi-mica, affrontata dapprima con l'applicazione dei raggi
X e poi con la al-lora modernissima diffrazione di raggi
di elettroni, tecniche che per la prima volta in Italia,
nel centro che all'epoca poteva essere considerato il
più importante in Italia per tali studi, venivano
applicate alla risoluzione di problemi di natura chimica.
Nello studio di composti tra ossidi e solfuri metallici
determinò i rapporti tra i raggi ionici dei componenti
che condizionano la formazione di determinate strutture.
Approfondì lo studio dei fenomeni di isomorfismo
e giunse alla preparazione di soluzioni solide con nuovi
metodi, ad esempio per precipitazione. Determinò
la struttura di numerosi idrossidi e idrati contenenti
acqua di coordinazione. Con un particolare e ingegnoso
spettrografo per basse temperature, da lui stesso costruito,
determinò la struttura di gas solidificati a bassa
temperatura. Nel caso degli acidi alogenidrici che presentano
la stessa struttura dei gas nobili aventi lo stesso numero
di elettroni, giunse a un metodo diretto per la determinazione
dei raggi ionici nei cristalli. Determinò la struttura
dell'idrogeno solforato solido e di altri composti di
idrogeno.
È con queste ricerche che nacque in Natta l'interesse
per problemi di carattere anche applicativo. Il suo primo
brevetto industriale risale al 1927.
La chimica dellossido
di carbonio, degli alcoli e delle formaldeide (chimica
del C1)
Al 1930 risalgono i primi lavori scientifici sulle sintesi
del metanolo e degli alcooli superiori (preceduti e accompagnati
da alcuni brevetti, estesi all'estero). In quell'epoca
il metanolo era un prodotto tra i più importanti
derivati organici industriali, utilizzato per la preparazione
di vari composti organici e come solvente, e la sua sintesi
era oggetto di ricerche presso le industrie straniere
e nei paesi più avanzati.
Sul piano scientifico, i lavori di Natta in questo settore
consentirono, in particolare, di mettere in relazione
l'attività dei catalizzatori con le dimensioni
dei singoli germi cristallini, di definire i meccanismi
di reazione, di evidenziare il ruolo di taluni promotori
e di proporre nuovi catalizzatori.
Sul piano applicativo portarono alla realizzazione, nel
1930, del primo impianto italiano di metanolo, a Coghinas
(Sassari) seguito da altri, in Italia, Svizzera e Sud
America, con capacità, all'epoca non trascurabile,
di oltre 10.000 t/anno.
I lavori in questo settore diedero a Natta notorietà
internazionale, tanto che, più tardi, gli venne
chiesto di scrivere due monografie per una nota serie
di volumi: "Catalysis", curata da P.H. Emmett
[Synthesis of Methanol, in "Catalysis", P.H.
Emmett (a cura di), Reinhold Corp., New York 1955; Direct
Catalytic Synthesis of Higher Alcohols from Carbon Monoxide
and Hydrogen, ivi, 1957].
Agli anni Trenta risalgono anche le indagini sulla gassificazione
con ossigeno a bassa temperatura di combustibili nazionali,
effettuate con un gassogeno sperimentale da lui installato
presso l'Istituto di Chimica Industriale del Politecnico
di Milano. Anche queste ricerche condussero alla realizzazione
di diversi gassogeni industriali, ciascuno avente una
potenzialità di 50.000 m3/giorno di gas, utilizzati
(in tempo di autarchia) per la preparazione di ammoniaca,
fertilizzanti azotati, carburanti e metanolo.
Ancora agli inizi degli anni Trenta, Natta si accinse
allo studio della preparazione della formaldeide (un altro
importante derivato organico, impiegato nella preparazione
di resine termoindurenti - resine fenolo/formaldeide (bakelite),
resine urea/formaldeide, adesivi, vernici, esplosivi)
mediante deidrogenazione ossidativa del metanolo che,
più tardi, portò alla messa a punto di nuovi
catalizzatori applicati su scala industriale.
Le prime ricerche sugli alti
polimeri
I primi lavori di Natta nel campo degli alti polimeri
risalgono al 1934, a seguito di un periodo trascorso in
Germania, a Friburgo (con una borsa di studio della Fondazione
Volta ottenuta nel 1932) presso il Laboratorio del dott.
Seeman, dove conobbe il prof. Hermann Staudinger, premio
Nobel nel 1953 per la chimica, per le ricerche svolte
sulle proprietà e sulla struttura degli alti polimeri
naturali (cellulosa, gomma naturale, guttaperca) e sintetici.
Già nel 1922 Staudinger aveva dimostrato che tali
sostanze erano costituite da grandi molecole, e non da
aggregati, coniando il termine "macromolecola".
È su sostanze del genere, di cui alcune ricevute
da Staudinger, che Natta applicò, per primo, la
tecnica della diffrazione di elettroni per caratterizzarne
la struttura.
Idrogenazione del furfurolo
e dei carboidrati
Ma per alcuni anni ancora egli si occuperà di altri
problemi aventi interesse applicativo: idrogenazione di
carboidrati, per la produzione di glicoli e di glicerina,
interessanti per ragioni di autarchia, idrogenazione del
furfurolo, sintesi dell'isottano (per carburanti), produzione
di idroge-no da metano.
Le ricerche sulla gomma sintetica
Nel 1938, su incarico del Governo e in stretta collaborazione
con l'industria, Natta si dedicò a ricerche per
la produzione di gomma sin-tetica in Italia, lavorando
principalmente alla separazione - dall'l-butene - del
butadiene a uno stato sufficientemente puro che ne consentisse
l'utilizzo per l'ottenimento di elastomeri mediante copolimerizzazione
con lo stirene (Buna S.). Si trattava di una operazione
estremamente difficoltosa da realizzarsi per via fisica,
essendo le temperature di ebollizione dei due composti
molto prossime. Natta attuò un nuovo metodo fisico
di separazione da lui accuratamente studiato e messo a
punto: l'absorbimento frazionato.
L'oxosintesi
Nell'immediato dopoguerra affrontò un nuovo argomento,
allora di grande attualità: "l'oxosintesi",
una sintesi scoperta in Germania che consentiva di ottenere
aldeidi (e alcooli) mediante addizioni catalitica di CO
e H2 sulle olefine. I contributi di Natta in questo settore
consentirono di chiarire i meccanismi di reazione, di
meglio definire le condizioni operative e vennero applicati
alla realizzazione dei primi impianti di oxosintesi di
Ferrara, nell'ambito del primo grande complesso petrolchi-mico
italiano.
La polimerizzazione stereospecifica
Tuttavia, i lavori che diedero maggior fama a Natta e
che portarono al conferimento del premio Nobel, assieme
a Karl Ziegler del Max Planck Institut di Mulheim, riguardano
la polimerizzazione stereospecifica, da lui scoperta,
anche attraverso una serie di circostanze fortuite, e
studiata in modo capillare.
Nel 1952, ascoltando una conferenza di Karl Ziegler a
Francoforte, rimase colpito dal fatto che la poliaddizione
dell'etilene avvenisse in presenza di composti metallorganici,
dando luogo a oligomeri di non alto peso molecolare, ma
perfettamente lineari e che, nella dimerizzazione delle
?-olefine, si ottenesse un solo dimero, ma di struttura
ben definita, a differenza delle miscele complesse, che
si hanno con i normali catalizzatori cationici. Natta
invitò Ziegler a tenere una conferenza al Politecnico
di Milano e suggerì alla Montecatini di stipulare
con Ziegler un contratto che consentisse alla Società
di disporre dei risultati, passati e futuri, da lui ottenuti
nel campo dei composti metallorganici e del loro impiego.
Nel contempo Natta istituì presso il Politecnico
un corso avanzato di Chimica industriale organica alifatica
per tirocinanti laureati assunti dalla Montecatini, ma
selezionati dallo stesso Natta, il quale venne cosi a
di-sporre, nei propri laboratori, di un primo ristretto
gruppo di validi ricer-catori, con i quali iniziò
lo studio della poliaddizione dell'etilene e della polimerizzazione
di altre olefine con composti metallorganici.
Nel 1953 Ziegler depositò il suo primo brevetto
sulla polimerizzazio-ne dell'etilene ad alti polimeri,
ottenuti a bassa pressione in presenza di catalizzatori
costituiti da metallo-alchili di metalli del 1° e
del 3° gruppo del sistema periodico e composti di
metalli di transizione dal 4° all' 8° gruppo.
Questi lavori di Ziegler, di estrema importanza, erano
però limitati alla polimerizzazione dell'etilene,
già ottenuto all'epoca nei grandi impianti di steam-cracking,
assieme a quantitativi rilevanti di propilene, il quale
aveva allora limitati impieghi e sul quale Natta indirizzò
le proprie ricerche.
Nei primi mesi del 1954 Natta, utilizzando i catalizzatori
di Ziegler, ottenne il primo polipropilene parzialmente
cristallino e l'11 marzo an-notò sulla sua agenda
"Fatto il polipropilene". Riconobbe subito che
la cristallinità del polimero cosi ottenuto era
dovuta a un particolare tipo di regolarità sterica,
che definì "isotattica".
Prima della scoperta di Natta, nei polimeri sintetici
ottenuti da monomeri di tipo vinilico, la successione
delle unità monomeriche lungo le catene polimeriche
era di tipo disordinato, in particolare dal punto di vista
sterico. La polimerizzazione stereospecifìca consentiva,
per la prima volta, la sintesi di polimeri ordinati, sia
chimicamente che stericamente, a partire da monomeri di
tipo vinilico o comunque insaturi.
In precedenza, polimeri di questo tipo si trovavano soltanto
in natura (ad esempio gomma naturale e guttaperca).
Il tipo di regolarità concernente il concatenamento
delle unità monomeriche nelle macromolecole dei
prodotti polimerici condiziona in modo determinante le
proprietà del polimero stesso. Si possono ricordare
in proposito le differenze tra la gomma naturale e la
guttaperca (entrambe sono polimeri dell'isoprene: la prima
è un poliisoprene 1,4-cis e la seconda un poliisoprene
1,4-trans). Anche le rilevanti differenze di proprietà
meccaniche, fisiche ed organolettiche che si riscontrano
tra la cellulosa e l'amido sono dovute alla differenza
tra il tipo di regolarità sterica con la quale
unità monomeriche tra loro identiche (glucosio)
si susseguono lungo le catene polimeriche.
Il polipropilene stereoregolare definito da Natta "isotattico"
è una polvere cristallina di densità inferiore
a quella dell'acqua, che fonde oltre 170°C e dalla
quale sono ottenibili manufatti aventi un carico di rottura
di 3-4 kg/mm2; il polipropilene non stereoregolare (atattico)
è una sostanza oleosa.
Il primo lavoro su questa scoperta venne presentato all'Accademia
Nazionale dei Lincei nel 1955 [G. Natta, Una nuova classe
di polimeri di alfa-olefine aventi una eccezionale regolarità
di struttura, in "Atti Acc. Naz. Lincei", Mem.
4 (8), 61 (1955)].
È impossibile delineare in poche pagine l'ampiezza
e l'importanza dei contributi apportati da Natta e dalla
Scuola in questo campo; un semplice elenco dei temi affrontati
negli anni che vanno dal 1953 al 1971 (negli anni successivi,
fino al 1979, le pubblicazioni che portano il nome di
Natta riguardano rassegne, monografie e testi didattici),
presso l'Istituto di Chimica industriale del Politecnico
di Milano e che sono sviluppati in poco meno di un migliaio
di pubblicazioni scientifiche (vedasi anche Appendice
A, ove i temi sono suddivisi per argomenti e periodi,
con l'indicazione dei principali collaboratori) è
riportato di seguito:
- sintesi, caratterizzazione della struttura allo stato
cristallino e determinazione di talune proprietà
chimico-fìsiche, meccaniche e fisiche di diverse
decine di nuovi tipi di polimeri;
- preparazione, studio e caratterizzazione di sistemi
catalitici costituiti da un composto di metallo di transizione
e da un composto metallorganico (catalizzatori Ziegler-Natta)
oppure da soli composti metallorganici;
- studi sui meccanismi e sulla cinetica di diverse polimerizzazioni;
- sintesi di polimeri politattici;
- sintesi asimmetriche;
- sintesi di copolimeri poliolefinici a distribuzione
statistica e loro applicazione per la preparazione di
elastomeri saturi;
- sintesi di copolimeri cristallini alternanti;
- preparazione e caratterizzazione di elastomeri saturi
ed insaturi e di fibre;
- polimeri ad innesto;
- polimeri stereoregolari ottenuti da composti di inclusione;
- impiego di polimeri in campo farmacologico;
- applicazione di tecniche spettroscopiche (IR, NMR, ESR,
Raman), radiochimiche e analitiche varie allo studio di
polimeri, monomeri, sistemi catalitici e loro componenti
e complessi vari.
L'importanza di queste ricerche sul piano più propriamente
scientifico non si limita al fatto che la polimerizzazione
stereospecifica consentiva per la prima volta la sintesi
di polimeri stereoregolari ottenuti a partire da monomeri
di varia natura. Fondamentali sono stati anche i lavori
sulla scoperta di vari sistemi catalitici e sul loro comportamento
e quelli sulla determinazione della struttura di sostanze
polimeriche, sulle relazioni tra proprietà e struttura
e sulle sintesi asimmetriche: con questo tipo di sintesi
veniva infatti stabilito un legame tra una classe di fenomeni
che si verificano in natura e reazioni realizzabili per
la prima volta in laboratorio. Nello Presentation Speech
fatto dal professor A. Fredga, Membro del Comitato Nobel
per la Chimica della Royal Academy of Sciences svedese,
in occasione del conferimento del Premio Nobel si legge:
"Nature synthetizes many stereoregular polymers,
for example cellulose and rubber. This ability has so
far been thought to be a monopoly of Nature, operating
with biocatalyst known as enzymes. But now Professor Natta
has broken this monopoly."
Paul Flory, uno dei massimi cultori della scienza dei
polimeri, a sua volta Premio Nobel per la Chimica nel
1974, nel 1955 aveva definito la scoperta di Natta "una
rivoluzione nel campo della chimica macromolecolare."
Questa "rivoluzione" ha poi coinvolto l'intero
mondo scientifico ed industriale specialistico del settore,
nel senso che, ben presto, dopo il 1954-1955, buona parte
dei laboratori di ricerca universitari ed industriali
che nelle varie parti del mondo si occupavano di chimica
macromolecolare finì col dedicarsi, in misura più
o meno rilevante, ad attività riguardanti la neonata
polimerizzazione stereospecifica. E per diversi anni questi
laboratori si sono essenzialmente ispirati ai lavori di
Natta e della sua Scuola, facendo cioè, per lo
più, una ricerca di rincorsa. Non è fuori
luogo affermare che la maggior parte dei risultati di
rilievo ottenuti nel campo della polimerizzazione stereospecifica
in senso lato ha continuato, per diversi anni, a partire
dal 1954, a provenire dai laboratori di Natta.
Nel numero di giugno del 1961 del J. of Polymer Science,
a lui dedicato, come "The Father of Stereoregular
Polymers" si legge:
Seldom has a scientific contribution aroused such a profound
fundamental interest and been followed by such a rapid
technical development as the series of publications by
Professor Giulio Natta and his co-workers on the stereospecific
polymerization of olefins, which started to appear in
the Italian journals several years ago and have continued
ever since. Many prominent scientists in many large research
laboratories have become interested in the new technique
and have focused their interests and efforts on its promotion.
Yet Professor Natta has succedeed in maintaining undisputed
leadership in this field of polymer chemistry and continues
to surprise his colleagues by new and unexpected discoveries
along the general principles of stereoregulation.
La vastità e l'importanza dei nuovi campi di attività
di ricerca originati dai lavori di Natta risultano anche
dal fatto che, ancora oggi, a oltre 50 anni dalla sua
scoperta, la polimerizzazione stereospecifica continua
ad essere oggetto di intensi e numerosi studi, sia di
tipo scientifico che applicativo.
Sul piano applicativo tali ricerche hanno condotto alla
scoperta di nuovi tipi di polimeri di rilevante interesse
industriale, quali il polipropilene isotattico, utilizzato
nella produzione di materie plastiche, fibre sintetiche
e fogli trasparenti, i copolimeri etilene-propilene e
il polibutadiene 1,4-cis, due importanti elastomeri sintetici.
Per evidenziare l'importanza a livello applicativo di
queste scoperte può essere ricordato quanto riportato
nel numero di novembre 1963 de "La Chimica e l'Industria",
nell'editoriale dedicato a Natta, a seguito dell'assegnazione
del premio Nobel: "... il campo della chimica industriale
è stato 'arato' talmente a fondo che difficilmente
ci potrà riservare la sorpresa di scoperte d'importanza
altrettanto rilevante". A oltre 50 anni dalla scoperta
fatta da Giulio Natta, questa affermazione non è
ancora stata smentita.
L'importanza sul piano commerciale del polipropilene isotattico,
degli elastomeri a base di etilene e propilene e del polibutadiene
1,4-cis si rileva dal fatto che il polipropilene si colloca,
in termini di valore commerciale, al terzo posto tra tutti
i prodotti chimici ottenuti su scala industriale e precede
i polimeri stirenici, le poliammidi, e i polimeri e copolimeri
del cloruro di vinile, mentre il polibutadiene 1,4-cis
e i copolimeri a base di etilene e di propilene occupano
rispettivamenteil secondo e il terzo posto tra le gomme
sintetiche.
Ci si può ora chiedere in quale modo risultati
tanto significativi si siano potuti ottenere in così
poco tempo. Il fattore determinante va senza dubbio ricercato
nella personalità di Giulio Natta, nella sua profonda
preparazione in vari settori della chimica e nelle sue
geniali intuizioni. Ma intuizione e preparazione scientifica
non sono sufficienti per sviluppare ricerche in un campo
del tutto nuovo e su varie sostanze prima di allora inesistenti,
anche tenuto conto del fatto che queste ricerche erano
caratterizzate da un'ampia interdisciplinarietà
e che necessitavano di metodologie e di tecniche di indagine
di svariata natura. In primo luogo servivano mezzi e una
"Scuola".
Per quanto concerne la messa a disposizione dei mezzi
economici e di apparecchiature, il merito va riconosciuto
all'allora Montecatini, nella persona dell'amministratore
delegato dell'epoca, ing. Piero Giustiniani. Di notevole
livello è stato l'insieme delle attrezzature approntate
per lo sviluppo delle ricerche: dalle varie apparecchiature
per determinazioni spettroscopiche, analitiche e chimico-fisiche,
fino a quelle del Laboratorio prove materie plastiche
(fondato nel 1952 con il contributo di alcune aziende);
tale Laboratorio, oltre ad effettuare prove per conto
terzi, ha contribuito a caratterizzare diversi dei nuovi
polimeri, in particolare: polipropilene e gomme etilene-propilene.
La "Scuola", originariamente (nel 1954-1955)
costituita da una quindicina di ricercatori tra assistenti
universitari e laureati Montecatini - per la maggior parte
molto giovani - si è poi ampliata nello stesso
Politecnico con altri ricercatori Montecatini e presso
altre sedi universitarie e centri del CNR, fino a formare
studiosi che occupano ancora oggi, o hanno occupato, posizioni
di prestigio in università italiane e straniere,
nelle maggiori industrie chimiche nazionali e nei Centri
e Istituti di ricerca del CNR, sorti con la creazione
del Centro Nazionale di Chimica delle Macromolecole e
con l'Istituto Nazionale di Chimica delle Macromolecole.
La personalità scientifica,
le intuizioni e lattaccamento alla ricerca di Giulio
Natta
Il fattore determinante che consenti il conseguimento
di risultati di tanto rilievo, in particolare nel campo
della polimerizzazione stereospecifica, in un lasso di
tempo relativamente breve, va ricercato nella personalità
di Natta, nella sua profonda preparazione in vari settori
della chimica, nelle sue geniali intuizioni e nella sua
conoscenza molto chiara e profonda delle frontiere raggiunte
dalla tecnologia e dalla scienza chimica, intese nel senso
più ampio: a differenza della maggior parte degli
altri premi Nobel egli non era uno specialista. Per Natta
la scienza chimica era un tutto unico, dallo studio delle
molecole in laboratorio, all'impianto industriale.
Le sue intuizioni possono essere meglio illustrate con
alcuni episodi. Poco dopo la scoperta della polimerizzazione
stereospecifica del propilene egli osservò, nel
corso di una conversazione con suoi collaboratori, che
sarebbe stato possibile ottenere degli elastomeri disturbando
l'attitudine a cristallizzare del polietilene mediante
l'introduzione, nella sua catena, di alcune irregolarità,
conseguibili con la copolimerizzazione dell'etilene con
il propilene. Pochi giorni dopo fu realizzato in laboratorio
il primo copolimero etilene-propilene, di cui vennero
accertate le proprietà elastomeriche.
In un'altra occasione Natta chiese di "trovare"
- per motivi di difesa brevettuale - un polipropilene
cristallino diverso dal polipropilene isotattico, ossia
il polipropilene sindiotattico, la cui esistenza era solo
ipotizzata. Anche in questo caso, dopo pochi giorni, il
nuovo polimero venne identificato e separato e ne fu definita
la struttura cristallina. A pochi mesi di distanza venne
messo a punto un catalizzatore altamente sindiospecifico
nella polimerizzazione del propilene.
Altri episodi evidenziano il profondo attaccamento di
Natta alla ricerca. Nel 1957 fu invitato a tenere la conferenza
generale al 16° Congresso Internazionale di Chimica
Pura e Applicata (IUPAC) a Parigi. Purtroppo si ammalò
(erano i primi sintomi del morbo di Parkinson) e fu costretto
a letto per parecchie settimane. La conferenza venne preparata
in lunghe sedute tenute attorno al suo letto. Alcuni anni
dopo subì un primo intervento al cervello: il giorno
stesso dell'operazione, a intervento appena avvenuto,
telefonò, dall'ospedale, ai suoi collaboratori
per informarsi sull'esito di una esperienza che gli stava
particolarmente a cuore. Era un lavoratore instancabile.
Lavorava fino a tarda notte, anche nei giorni festivi
o in vacanza, sovente in compagnia dei suoi collaboratori,
che si alternavano alla sua scrivania in via Mario Pagano
a Milano o nelle case di villeggiatura, abitudine che
Natta mantenne anche dopo essere stato colpito gravemente
dal morbo di Parkinson, di cui avrebbe sofferto per circa
20 anni.
Natta non è stato solo un grande scienziato, è
stato un grande maestro. Già negli anni che precedettero
i suoi lavori sulla polimerizzazione stereospecifica aveva
formato studiosi poi chiamati a ricoprire prestigiose
cattedre universitario.
Per la sua attività Natta ha ricevuto, oltre al
premio Nobel, numerosissimi riconoscimenti nazionali e
internazionali
Il professore
Oltre all'attività scientifica di Natta va ricordata
quella didattica. Amava profondamente la scuola e l'insegnamento,
attività che collocava tra le più importanti
e nobili. Preparava con cura ogni sua lezione, anche se
più che di lezioni si trattava spesso di conferenze,
con le quali trasmetteva la ricchezza delle sue esperienze,
trattando argomenti che aveva potuto approfondire attraverso
una conoscenza diretta.
Finché lo stato di salute glielo consenti volle
continuare a esaminare personalmente ogni suo allievo.
Le generazioni di allievi ingegneri chimici che hanno
avuto il privilegio di frequentare il suo corso, o di
svolgere con lui tesi di laurea, non possono dimenticare
il suo impegno di "Professore".
I colleghi gli hanno sempre riconosciuto il grande merito
di aver saputo ammodernare l'insegnamento della Chimica
industriale, improntandolo con criteri razionali e deduttivi,
radicalmente diversi da quelli tradizionali.
Luomo
Come uomo, Giulio Natta era timido e riservato, anche
se da studente prendeva volentieri parte alla vita goliardica
e partecipava alle feste studentesche. Con tutti sapeva
mantenere rapporti sinceramente umani, anche se mascherati
da un apparente distacco, certo dovuto alla timidezza.
Sapeva incutere rispetto, senza mai alzare la voce: non
dava ordini né ai collaboratori, né agli
studenti, ma solo consigli e suggerimenti. Nondimeno seppe
coordinare, con tratto garbato e con grande fermezza,
l'attività dei diversi gruppi di ricercatori, ciascuno
con le proprie competenze specialistiche, accettandone
le diverse personalità.
La vita in famiglia e i rapporti con vari scienziati italiani
e stranieri erano gestiti dalla signora Rosita Beati,
sposata nel 1935, laureata in Lettere, donna di vasta
cultura, di grande sensibilità e molto dinamica,
che fu di valido aiuto al Professore anche con il suo
affetto. La signora Rosita morì prima di lui, nel
1968, lasciando un profondo dolore nei figli Franca e
Giuseppe e in quanti l'avevano conosciuta.
Sin da studente Natta amava la vita all'aria aperta, con
escursioni in montagna e gite sciistiche ed ha sempre
continuato ad amare la natura, il silenzioso riposo della
pesca, le lunghe passeggiate nei boschi alla ricerca di
funghi. Grande conoscitore di minerali, funghi e piante:
quando si doveva recare in un Paese straniero si documentava
sui tipi di alberi che vi avrebbe trovato.
Ed è nella tranquillità di una sua casa
sulla collina di Bergamo, accanto alla figlia Franca,
che il 2 maggio 1979 cessò di vivere, dopo anni
di sofferenza fisica sopportata con grande forza d'animo.
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